Analisi Lapam Confartigianato sll’occupazione lavorativa a Reggio

REGGIO EMILIA – Mentre il tasso di occupazione è in linea con i valori pre-crisi, le imprese reggiane continuano a faticare nel reperire figure professionali da inserire all’interno delle attività. È quanto emerge da un’indagine elaborata dall’ufficio studi Lapam Confartigianato che ha stimato come le realtà del territorio debbano fare i conti con una carenza di personale specializzato largamente diffusa in tutti i vari settori.

Come fotografa lo studio, il tasso di occupazione a Reggio Emilia nel 2023 (dato più aggiornato disponibile) è pari al 70,2%: percentuale in linea con il dato relativo al 2019 pre Covid (era il 70,3%) e superiore al dato relativo al 2022 del 2,6% (due anni fa era del 67,6%).

Ma buona parte delle realtà reggiane continua a dover fare i conti con la difficoltà nel reperire personale: a luglio 2024, la quota di entrate difficili da reperire nel territorio reggiano è pari al 54,6%, più della metà del totale. Tra i mestieri più difficili da reperire vi sono fonditori, saldatori, montatori di carpenteria metallica, operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni e fabbri ferrai costruttori di utensili. Secondo gli ultimi dati di agosto, poi, le assunzioni previste nel trimestre agosto-ottobre 2024 risultano in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, segnando un -5,3% per le imprese di Reggio Emilia.

Analisi Lapam Confartigianato sll’occupazione lavorativa a Reggio
Gilberto Luppi, Lapam Confartigianato

«Corsi di formazione e un mondo dell’istruzione più vicino al mondo lavorativo – afferma Gilberto Luppi, presidente Lapam Confartigianato –: questi potrebbero essere due degli strumenti che si devono mettere a disposizione delle imprese per invertire il trend della difficoltà di reperimento di personale, che sta diventando sempre più critico per la competitività e la crescita del tessuto economico locale. È sicuramente fondamentale promuovere una cultura aziendale che valorizzi il continuo sviluppo professionale e la formazione permanente ed è quello che facciamo anche come associazione, sviluppando rapporti con le scuole del territorio, portando gli imprenditori all’interno degli istituti e gli alunni all’interno delle aziende, perché la carenza di personale nel tempo si traduce in carenza di competenze, condizione che potrà andare a incidere sul tessuto produttivo e sulle eccellenze del Made in Italy. C’è bisogno di una sinergia sempre più stretta tra imprese, corpi intermedi e istituti di formazione per rilanciare l’imprenditorialità».