Di Giuseppe Adriano Rossi
REGGIO EMILIA – Un secolo fa, il 4 ottobre 1924 – festa di San Francesco d’Assisi – apriva la sua attività un’istituzione profondamente legata e cara alla nostra città: il Cenacolo Francescano, voluto dal cappuccino padre Ruggero Dallara, la cui storia è intimamente legata a quella della famiglia religiosa delle “Piccole Figlie di S. Francesco d’Assisi” conosciute come “Suore del Cenacolo Francescano”.
Padre Ruggero intraprendeva la sua opera a favore dei “bambini derelitti” in un periodo storico in cui l’attenzione all’infanzia era particolarmente carente da parte delle istituzioni civili. Le conseguenze della Grande Guerra erano preoccupanti in tutti i settori; la sofferenza dei più deboli lo colpì al punto da decidere di intraprendere iniziative per tali fasce di popolazione. Inizialmente chiese la collaborazione delle terziarie francescane del Terz’Ordine francescano (TOF) di Reggio Emilia, di cui era l’Assistente. L’impegno di assistere, curare, proteggere, educare i bambini con gravi situazioni familiari, impegnava totalmente le prime collaboratrici che iniziarono a vivere in comune, seguendo la regola del TOF.
Il 2 giugno 1948 il religioso presentò a mons. Beniamino Socche, vescovo di Reggio Emilia, il fascicolo delle Costituzioni delle “Piccole Figlie di S. Francesco d’Assisi”. L’approvazione venne solo dopo la morte di padre Ruggero e l’erezione canonica è datata 9 agosto 1956. Nel 1959 all’Istituto delle Piccole Figlie di S. Francesco d’Assisi venne riconosciuta la personalità giuridica.
Chi era il fondatore? Padre Ruggero, al secolo Pietro Dallara, era nato a Vezzano Ligure (La Spezia) il 28 giugno 1881, a 15 anni entrava nel noviziato dei Cappuccini a Fidenza. Il 5 agosto 1897 emetteva la prima professione semplice e venne inviato a terminare il ginnasio nel Convento di Reggio Emilia. Il 14 agosto 1901 emetteva i voti solenni e riceveva l’ordinazione sacerdotale il 24 gennaio 1904 a Fidenza; il giorno dopo celebrava la sua prima Messa nella chiesa dei Cappuccini a Parma. Terminati gli studi, padre Ruggero venne destinato al convento di Reggio Emilia come insegnante di Sacra Scrittura e Storia Ecclesiastica. Nel 1909 diveniva cappellano nell’ospedale di Modena e nel 1912 guardiano del convento di Piacenza dove rimane fino alla fine della prima guerra mondiale.
Si deve alla professoressa reggiana Lina Cecchini un’accurata biografia del cappuccino dal titolo “Facciamo del bene”, che l’autrice nel dicembre 1965 consegnò personalmente a Papa Paolo VI, che ebbe modo di conoscere negli anni giovanili come assistente della FUCI.
Nel 1919 padre Ruggero fu nominato guardiano del Convento di Reggio Emilia e nel 1922 cappellano dell’Ospedale di Reggio Emilia, rivestendo anche il ruolo di direttore del TOF di Reggio Emilia. Nel contesto delle celebrazioni nel 1921 del centenario francescano e dantesco lanciò l’idea della fondazione del Cenacolo, inteso come centro di irradiazione dell’ideale di San Francesco, punto di riferimento per tante persone che cercano di vivere la loro identità cristiana e francescana, ricevendone l’approvazione da parte del Papa: il 3 maggio 1923 veniva posta la prima pietra e in occasione della festa di San Francesco iniziava l’attività di questa nuova istituzione culturale.
Il Cenacolo Francescano ospitava conferenze, catechesi, concerti, una biblioteca, in particolare per i membri del Terz’Ordine francescano, ma aperti a quanti desideravano crescere dal punto di vista umano e cristiano. Padre Ruggero durante il suo ministero di cappellano dell’ospedale di Reggio Emilia venne a contatto con la sofferenza di tante madri che soffrivano per i loro figli piccoli lasciati soli a casa; l’assenza dei mariti era un fenomeno diffuso. Questa realtà lo colpì profondamente e dopo aver pregato e riflettuto chiese alle terziarie di aiutarlo a concretizzare qualcosa per l’infanzia abbandonata. Il 4 ottobre 1924 le prime due collaboratrici, Maria Boretti e Ebe Olivieri fecero il loro ingresso nella casetta Secchi, adiacente al Cenacolo Francescano, all’angolo con Via Ferrari Bonini-Piazza del Brolo. Maria Boretti – considerata la cofondatrice – era nata a Reggio il 16 aprile 1878, da una modesta famiglia; frequentò le scuole elementari dell’Istituto San Vincenzo de’ Paoli. Nel 1924 conobbe padre Ruggero, che le manifestò il suo progetto per l’infanzia abbandonata. Maria dopo varie perplessità, accettò. All’inizio le prime “suore” erano prive di tutto, ma la provvidenza fu sempre presente. Per il primo bambino accolto, venne regalata una capretta lattifera da Teresa Gatti, abitante in montagna. Altre sorelle si unirono: Desolina Saracchi, Guglielmina Dallara e Liduina Vecchioli. Alcune collaboratrici esterne: Ermelinda De Pietri, Adalgisa Guidetti, Maria Gambetti Bagnacani, pur non vivendo in comunità, prestavano la loro opera e i loro beni per servire e mantenere i bambini ospitati.
Nel gennaio 1925 erano 15 i bambini accolti e la cittadinanza provvedeva con generi alimentari, offerte in denaro e indumenti. L’accoglienza ebbe sempre il carattere di urgenza, quasi di pronto soccorso, in attesa di poter trovare soluzioni più stabili. Venne denominata “Ospizio Materno per fanciulli derelitti”, intendendo sottolineare: l’accoglienza e l’ospitalità di bambini soli, orfani e abbandonati nella prima infanzia, da zero a sei anni; l’elemento materno del rapporto che doveva caratterizzare la cura e l’amore donati ai bimbi accolti.
Le sorelle dovevano essere “mamme sostitute” per il periodo che i bambini trascorrevano all’Ospizio Materno. A questo scopo padre Ruggero volle che anche nel vestire fossero simili alle mamme e inizialmente dotò loro di un abito religioso da usarsi in alcune occasioni particolari e uno borghese da usare ogni giorno a contatto con i bambini. Aumentando le richiesta di accogliere bambini bisognosi, fu necessario costruire ambienti; il nuovo edificio fu inaugurato dal vescovo Eduardo Brettoni il 19.11.1925.
Nel 1929 apriva a Marina di Massa la “Casa Materna San Francesco d’Assisi”, la Colonia San Francesco, che accoglieva bambini necessari di cure marine.
Durante la seconda guerra mondiale padre Ruggero, il padre della carità, si adoperò moltissimo per la popolazione civile in particolare per i bambini e i vecchi. Nel dopoguerra le sorelle gestivano in provincia l’asilo parrocchiale di Nismozza e successivamente quello di Santa Croce di Boretto. Nel 1953 mons. Luigi Borettini offrì ospitalità ai bimbi nella villa di Canali, che poi donò alla religiose che ne fecero sede di varie attività.
Padre Ruggero, che il 25 marzo 1954 aveva festeggiato il cinquantesimo di sacerdozio, si spense il 30 maggio 1954 a Marina di Massa ed è sepolto nella cappella della Casa San Francesco.
La ricorrenza centenaria dell’inizio di attività del Cenacolo Francescano sarà ricordata domenica 6 ottobre nella concelebrazione eucaristica presieduta alle 11,15 dall’Arcivescovo Giacomo Morandi nella chiesa di San Paolo in viale Regina Margherita 17, Reggio Emilia.