di Giuseppe Adriano Rossi

Il lasciapassare per entrare nel Regno dei Cieli è la carità, cioè il bene che ognuno ha fatto in vita a poveri, ammalati, sofferenti, carcerati, a quanti sono in condizioni di disagio e senza una casa.

Lo ha affermato l’arcivescovo Giacomo nell’omelia della Messa che nel primo pomeriggio di oggi 2 novembre – commemorazione dei defunti – ha presieduto nella cappella del Cimitero monumentale commentando i versetti 31-46 del cap. 25 del Vangelo di Matteo. Il Signore è un maestro misericordioso e dice in anticipo a ciascuno gli argomenti su cui nel giorno dell’incontro con Dio verterà la “valutazione”.

Quindi ognuno sa come vivere il tempo che ha a disposizione: facendo del bene!

Tanti i fedeli che hanno partecipato nella cappella del Cimitero – nel catino absidale è raffigurata la Resurrezione di Cristo dipinta dal pittore reggiano Giannino Tamagnini – alla liturgia concelebrata da don Luca Grassi, parroco dei Santi Agostino, Stefano e Teresa; all’altare il diacono Enrico Grassi

Mons. Morandi ha anche sottolineato che la vita del discepolo di Cristo, il pellegrinaggio terreno non termina nel cimitero, in un sepolcro, ma la vocazione di ognuno è di salire sul monte del Signore, sul quale è allestito un “banchetto” festoso. L’uomo è destinato ad una speranza che non delude: la resurrezione e la Gerusalemme celeste.

Il colore viola dei paramenti per la liturgia della commemorazione di tutti i defunti è il segno della partecipazione della Chiesa al dolore, alla fatica per il distacco dai cari con cui c’è stata frequentazione assidua,  dialogo, scambio di sguardi, relazioni quotidiane; ma non c’è spazio per la disperazione.

Anzi più che parlare di “defunti”, sarebbe meglio usare il termine “viventi” proprio perché con la morte la vita – come scrive san Paolo – è trasformata: tutti siamo in cammino verso l’incontro con il Signore; e saremo giudicati anche sulle omissioni del bene non fatto. La raccomandazione dell’arcivescovo è stata di utilizzare bene il tempo, di seminare in vita il bene perché il pellegrinaggio terreno sia fecondo. Al termine della celebrazione eucaristica mons. Morandi, attorniato dai fedeli, ha impartito dal piazzale antistante la chiesa, la benedizione alle tombe del cimitero.