Da sin: Eduardo Brettoni (1910-1945); Beniamino Socche (1946-1965); Gilberto Baroni (1965-1989) e Giovanni Paolo Gibertini (1989-1999)
REGGIO EMILIA – Nel corso del sec. XX si sono succeduti sulla cattedrale di San Prospero quattro vescovi: Eduardo Brettoni (1910-1945); Beniamino Socche (1946-1965); Gilberto Baroni (1965-1989) e Giovanni Paolo Gibertini (1989-1999). Domenica 3 novembre l’arcivescovo Morandi ha presieduto in cattedrale la celebrazione eucaristica a suffragio dei presuli defunti. Due di loro, Brettoni e Baroni, sono sepolti nel sepolcreto dei vescovi e Socche nella cappella della Madonna Pellegrina in Duomo; Gibertini nella chiesa parrocchiale di Ciano d’Enza.
Figure eminenti che hanno guidato con saggezza, passione, autorevolezza e alta spiritualità la diocesi di Reggio Emilia, poi divenuta di Reggio Emilia-Guastalla in periodi storici estremamente difficili, complessi e delicati: dagli anni precedenti lo scoppio della prima guerra alla fine del secolo breve. Al temine della liturgia mons. Morandi con i concelebranti: il vicario generale mons. Giovanni Rossi e il canonico don Vasco Rosselli hanno sostato in preghiera nella cripta.
Nell’omelia l’Arcivescovo commentando il brano del Vangelo di Marco ha ricordato che ascolto del Signore e amore del prossimo devono contraddistinguere la vita del discepolo di Gesù: questo è il comandamento che deve orientare la vita del cristiano. Occorre fare “per amore” ciò che si deve fare “per dovere”: bisogna dilatare la capacità di amare.
Prendendo spunto dalla commemorazione dei defunti si è poi chiesto come ognuno vorrebbe essere ricordato: per quanto lascia di beni in eredità oppure per l’amore donato?
Soffermandosi sulle lapidi funerarie che esaltano le persone – de mortuis nihil nisi bonum – con espressioni che nel linguaggio popolare hanno dato origine all’espressione: “falso come una lapide”, l’Arcivescovo ha evidenziato che la vita donata da Dio va spesa per amore, deve essere consumata per amore, seminando il bene.
Richiamando San Giacomo, mons. Morandi ha ricordato che non fare il bene è peccato e ha insistito sulle tante omissioni di farlo. Al riguardo ha citato le tante situazioni di solitudine che anche a Reggio esistono: basterebbe poco, un saluto, una telefonata per alleviarle. Quindi la raccomandazione: mettersi alla sequela di Cristo, farsi discepoli di Signore fino al dono della vita, amare gli altri; per questo si verrà ricordati.