di Giuseppe Adriano Rossi
L’apostolo Pietro è stato testimone a Gerusalemme di un amore senza eguali e di quell’amore, posto alla base del primato petrino nella Chiesa universale, parla nella Basilica vaticana il monumento della “Cattedra di San Pietro” finalmente restaurato ed esposto a fianco dell’altare della Confessione sormontato dal monumentale baldacchino eseguito dal Bernini. Così il cardinale bolognese Mauro Gambetti, arciprete della Basilica, introduce una pregevole pubblicazione in italiano e inglese concernente questo manufatto, che papa Francesco ha voluto sia esposto.
Il volumetto – una novantina di pagine – contiene diversi ed esaustivi contributi sulla storia e le peculiarità della cattedra e sul significato liturgico della sua festa, che si svolge il 22 febbraio. Questa sezione è stata curata con competenza e chiarezza dal reggiano mons. Tiziano Ghirelli, canonico della Basilica papale di San Pietro.
Probabilmente la cattedra, reputata una “reliquia”, fu donata da Carlo il Calvo a papa Giovanni VIII (872 – 885). Costituita da un telaio in legno, sulla parte anteriore fu successivamente apposta una decorazione costituita da 18 riquadri su tre file rappresentanti le fatiche di Ercole e alcune costellazioni. Fu riposta nel 1666 nel grandioso monumento edificato dal Bernini nella zona centrale dell’abside dalla basilica, durante il papato di Alessandro VII Chigi. Scrive mons. Ghirelli: “L’esaltazione di un elemento sensibile, quale quello ritenuto dal tardo medioevo essere il seggio utilizzato dall’Apostolo, ingloba e riflette il fare memoria del mandato di Cristo a Pietro. Il valore simbolico della cattedra si coglie nei fatti: i pronunciamenti dogmatici”. La festa era celebrata il 22 febbraio almeno dal 336; dall’XI secolo veniva solennizzata con particolare enfasi; fu Giovanni XXIII il 25 luglio 1960 a stabilirne definitivamente la celebrazione nell’antica data romana, ponendo in risalto la sostanza del mandato petrino.
Nella pubblicazione, accompagnata da un ricco apparato iconografico, oltre al contributo di mons. Ghirelli, figurano testi di mons. Maurizio Barba, Alberto Capitanucci, Pietro Zander, padre Agnello Stoia e padre Enzo Fortunato.