
CARPINETI (Reggio Emilia) – “Settant’anni fa, l’omicidio di Afro Rossi e Giovanni Munarini a Colombaia di Carpineti rivelò un’Italia incapace di lasciarsi alle spalle l’odio ideologico. Quel 26 marzo 1955, l’agguato di un ex partigiano comunista spezzò vite innocenti, mostrando come il rancore politico potesse sopravvivere alla guerra, colpendo chi rappresentava valori di fede e libertà. Ma i nomi di quei martiri oggi, a distanza di 70 anni sono avvolti nel silenzio: nessuna celebrazione, nessun ricordo da parte delle istituzioni locali che sembrano voler dimenticare una parte dei morti di quegli anni”. Così il Coordinamento Provinciale di FDI in occasione dei 70anni dei martiri della Colombaia.
“Oggi, in Italia e in Europa – afferma FDI – assistiamo a un’analoga esasperazione: lo scontro politico si fa sempre più feroce, e la religione cristiana, pilastro della nostra identità, è sotto attacco da ideologie radicali che ne disprezzano il messaggio di pace e fratellanza. La memoria della Colombaia ci insegna che l’odio di parte, ieri come oggi, minaccia il cuore della nostra civiltà.”
“Ogni anno, la comunità di Colombaia si riunisce per commemorare Afro Rossi e Giovanni Munarini con una messa in suffragio, officiata da don Franco Rossi – figlio di Afro, che in punto di morte perdonò il suo assassino. Quel giorno, un gruppo di circa quaranta persone festeggiava la vittoria della lista “bonomiana” di espressione democristiana alle elezioni per le casse mutue dei coltivatori diretti. Ma la gioia fu interrotta da colpi di fucile sparati dall’esterno dell’osteria Vezzosi: Afro Rossi, trapassato un polmone da una pallottola, e Giovanni Munarini caddero esanimi, mentre Gian Pio Longagnani e Umberto Gandini restarono gravemente feriti. L’autore, Guerrino Costi, ex partigiano e attivista del Partito Comunista Italiano, noto come “Asino Sapiente”, confessò pochi giorni dopo. Fermato con pallottole identiche a quelle dell’agguato, fu condannato a 28 anni di carcere.”
“Afro Rossi (1902), già presidente dei giovani di Azione Cattolica e segretario della Democrazia Cristiana, morì dissanguato all’ospedale di Castelnuovo Monti, lasciando un’eredità di perdono e fede. Giovanni Munarini (1909), fondatore dei sindacati liberi a Casina e dell’ufficio di collocamento nel 1946, fu un uomo di straordinaria generosità, presidente dell’Unione Uomini di Azione Cattolica. Le loro vite, spezzate da un odio cieco, brillano come esempi di valori cristiani e civili”
“Purtroppo dobbiamo prendere atto di una pari “dimenticanza” del comune di Albinea in merito all’assassinio del partigiano cattolico delle Fiamme Verdi Mario Simonazzi, detto Azor, avvenuto il 20 marzo del 1945, per il quale vennero condannati due partigiani comunisti vezzanesi a 15 anni di carcere. Soltanto tre anni dopo – secondo quanto riporta il Giornale dell’Emilia del 4 marzo 1951- davanti all’Asside d’Appello, uno di questi sarà assolto per insufficienza di prove. L’altro partigiano invece, verrà aiutato dal PCI a espatriare clandestinamente in Cecoslovacchia. Oggi – conclude FDI – rendiamo omaggio a questi martiri, affinché il loro sacrificio illumini il cammino verso una società più giusta, capace di respingere gli estremismi di ieri e di oggi, difendendo con forza l’eredità cristiana che ci unisce”