Di Giuseppe Adriano Rossi

L’Arcivescovo Paolo Rabitti e Papa Francesco

Monsignor Paolo Rabitti, reggiano e arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio ha voluto ricordare Papa Francesco con cui ha avuto modo di collaborare.

“Il secolo attuale ha arricchito la Chiesa di veri tesori, autentici, edificatori nel mondo del Popolo di Dio: Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Francesco. Davvero Costoro splendono come il sole nel Regio di Dio. Alla fine della loro vita e ministero si ode spesso una frase decisa: ”Non avremo più un Papa come questo”; e, invece, sembra che il Conclave non smetta di cercare tali perle preziose.

La sintetica biografia trasmessa, raggiunta l’elezione di Papa Bergoglio, pareva abbastanza sobria: emigrato, cultura media, religioso, valido pastore argentino; così da fare pronosticare non un “tesoro nascosto”.

E, invece, ci si è gradualmente accorti che – nascosta dentro la predetta sobrietà – c’era veramente la “perla preziosa”: un “senso della vita” raramente raggiungibile, cioè serenità splendida, intuizioni eccezionali, modestia impressionante, tenerezza illimitata coniugata da fortezza paritaria. E, ancor più, abbiamo scoperto che la preghiera, la devozione, il perdono, la magnanimità erano il suo vero rapporto con i fratelli uomini, ma espresso nel suo più profondo rapporto con Dio e Maria Santissima.

Con i suoi “occhi” sembrava la porta aperta a ciascuno; ma – chi voleva leggerli – intuiva che tale sguardo sapeva di radici divine e di fraterna ammonizione, ben lontano da comode amnistie e da tolleranti simpatie. In talune frasi egli rivelava se stesso: lavorava non per una “Chiesa-Sagrestia” e per una “evangelizzazione senza nerbo”, fonti di pietismo e di clericalismo. Diceva con San Giacomo: ”Non si prega per spendere per i nostri piaceri” (Gc 4,3).

Papa Francesco ha aperto molti capitoli il cui svolgimento sembra aprire molte strade per la vita dei cristiani odierni e futuri, e poi l’attenzione vigorosa ai bisognosi e poveri; l’austerità di vita e di condotta dei cristiani; lo smettere di concedersi alle chiacchiere e alle mormorazioni; unire rispetto all’autentica verità; disciplinare le celebrazioni con la verità della realtà.

Davvero il Conclave del 2013 ha compiuto un gran dono alla Chiesa, con l’indagare e scoprire questa “perla preziosa” che poi ha congiunto la propria vita e opera ai precedenti Pontefici, consentendo di riscoprire e vivere una fede rinnovata e correggere quei mali che sono nascosti nei tempi odierni delle non poche miserie degli errori attuali della storia e del mondo”.