SCANDIANO (Reggio Emilia)  – È partito a settembre e proseguirà fino a marzo 2026 il progetto MANIFESTA, ideato e diretto dalla regista Angela Ruozzi insieme alla fotografa Alessandra Calò e alla drammaturga Giada Borgatti. Un’indagine artistica sulla parità di genere che ha come parola chiave la partecipazione: al centro non ci sono attrici professioniste, ma le cittadine stesse, chiamate a raccontare le proprie esperienze e a portarle sul palco.

Il percorso è cominciato con la creazione di un gruppo di indagine, formato da cittadine volontarie di Scandiano, che in queste settimane sta realizzando interviste a donne scandianesi, di età compresa fra gli 11 e i 35 anni. Domande semplici e dirette – “Chi svolge i lavori domestici a casa tua?”, “Hai mai sentito battute sessiste?”, “Cosa significa per te femminismo?” – aprono finestre di riflessione su abitudini quotidiane, stereotipi e ostacoli ancora presenti nella vita di molte.

Da queste risposte nascerà a dicembre una drammaturgia originale, che raccoglierà e intreccerà le parole delle donne restituendo loro forza corale. Sempre a dicembre è previsto anche uno shooting fotografico con le cittadine coinvolte, trasformandole in protagoniste di ritratti che, a febbraio, diventeranno materiali grafici per manifesti e affissioni pubbliche.

Il progetto avrà il suo clou a marzo, in occasione degli eventi organizzati per la Giornata internazionale dei diritti delle donne. Da un lato la città sarà attraversata da una vera e propria mostra urbana a cielo aperto, con i manifesti che renderanno visibili i volti delle cittadine protagoniste; dall’altro il Teatro Boiardo ospiterà una performance corale in cui le stesse cittadine interpreteranno i testi nati dalle interviste. Un doppio esito che, nelle piazze e sul palcoscenico, trasformerà la riflessione privata in dialogo pubblico.

MANIFESTA non è quindi uno spettacolo da guardare, ma un processo condiviso che cresce insieme alla comunità. L’obiettivo è favorire consapevolezza e confronto sul tema della parità, dimostrando che la cultura può incidere sulla vita quotidiana e contribuire a cambiare l’immaginario collettivo. Perché le parole non si limitano a descrivere la realtà, ma hanno il potere di cambiarla.