dati caritas povertà Reggio Emilia
Sede Caritas Reggio Emilia, palazzo Vescovile

REGGIO EMILIA – Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa di presentazione dei dati sulla povertà relativi al 2023, raccolti dai Centri d’Ascolto della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla. I dati recentemente pubblicati evidenziano come nel contesto reggiano le famiglie in povertà assoluta continuano ad aumentare rispetto agli anni precedenti.  La povertà, oggigiorno, viene sempre più “normalizzata” secondo la definizione di Caritas Italiana (2020): viviamo in un contesto in cui la povertà non stupisce più ma diventa condizione quotidiana per sempre più persone.

Di seguito una parte del Report:

“Anche quest’anno lo scenario che ci troviamo ad analizzare segna un peggioramento delle condizioni a livello locale che è speculare al peggioramento della povertà a livello nazionale riscontrato in maniera abbastanza costante negli ultimi 15 anni; i dati recentemente pubblicati dall’Istat riportano come nel 2023, le famiglie in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale delle famiglie residenti (erano l’8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui (9,8%; con un leggere aumento rispetto al 9,7% del 2022). Aumenta la povertà numericamente e aumentano anche le persone croniche, cioè seguite da diverso tempo dalla Caritas. Dietro questi due dati si intuisce un quadro di fragilità sempre più diffusa ma anche di difficile risalita dalla condizione di povertà. La nostra società tende ad escludere tutti coloro che sono percepiti come inutili al consumo (ammalati, anziani, disabili, poveri…), in una dinamica che Papa Francesco chiama economia dello scarto. L’alternativa a questa dinamica è quella della fraternità.

Il Report con i dati del 2023 ci restituisce una fotografia dinamica del contesto reggiano in cui alcune delle tendenze rilevate negli anni precedenti si confermano, altre mutano dimostrando come la povertà sia una dinamica complessa, soggetta a mutamenti e scostamenti e che vada osservata non solo come dinamica di stock ma anche, e soprattutto, come dinamica di flusso. Ci muoviamo in un quadro di normalizzazione della povertà secondo la felice definizione di Caritas Italiana (2020), ovvero un contesto in cui la povertà non stupisce più ma diventa condizione quotidiana per sempre più persone.

Nel nostro contesto questo significa che la povertà delle famiglie continua ad aumentare come attestato dal fatto che:

  • – il 47% dei CdA dichiara di aver visto crescere la sua utenza nel 2023 e il 34% la segnala come invariata;
  • – inoltre, questa condizione riguarda nuclei con minori, con una residenza e in molti casi anche delle fonti di reddito. Riguardo la grave marginalità:
  • – aumentano le persone incontrate passando da 769 del 2022 a 929 del 2023, cioè di 160 unità in termini assoluti e del 21% in termini percentuali; – il 69,64% delle persone risultano già conosciute, questo indica una cronicizzazione delle situazioni di povertà;
  • – continuano a crescere le persone senza dimora. Sono il 59,53% delle persone incontrate. 553 più di quelle incontrate nell’anno che ha preceduto il progetto Reggiane OFF;
  • – si conferma alta la multiproblematicità (seppur con un leggero calo) passando da 3 bisogni a persona rilevati nel 2020 a 3,8 nel 2023;
  •  – gli italiani continuano ad essere la prima tra le nazionalità incontrate e si assestano nel 2023 sul 22,93%;
  • – si conferma il trend di diminuzione delle donne, scese in termini percentuali al 17,87% (in termini assoluti sono aumentate di 5 unità). Tuttavia, è importante sottolineare come presentino un numero più elevato di bisogni (3,9);
  • – si conferma una differenza fra italiani e stranieri rispetto alla condizione di grave emarginazione abitativa: fra gli stranieri riguarda uomini in età lavorativa, tra gli italiani c’è un coinvolgimento maggiore anche della fascia anziana della popolazione;
  • – diminuisce il numero delle persone irregolari (da 32,6 % a 22,71%) così come quanti dichiarano di lavorare in nero (da 18,15% a 9,43%) probabilmente primo effetto delle politiche di emersione attuate nel 2020; – tra le nazionalità crescono quelle appartenenti all’area geografica nordafricana e calano quelle dell’Africa centrale e occidentale.

Rispetto al biennio 2021-22 si conferma una dinamica di aumento della povertà con la conferma che un ruolo cruciale è giocato dalla componente straniera. Non possiamo ignorare il dato “di contesto” che riguarda la dimensione soggettiva della povertà: come già rilevato lo scorso anno è psicologicamente più difficile essere poveri in un contesto di maggior benessere relativo come quello della nostra regione anche se le possibilità per uscire dal circolo vizioso della povertà possono essere potenzialmente maggiori. Possiamo quindi affermare che il problema della povertà sia sempre di più un problema strutturale della nostra società. Questa consapevolezza deve spingerci ad una riflessione multilivello: personale, comunitaria e societaria, sia sul senso del nostro essere comunità oggi che sulle pratiche di aiuto e sulle politiche di welfare.

Il primo cambiamento che auspichiamo è di sguardo: dobbiamo smettere di aspettare che la tempesta passi, di “uscire dal tunnel” e cominciare ad arredare il tunnel. Come Caritas crediamo che arredare il tunnel non voglia dire rassegnarsi ma, anzi, il contrario: rimboccarsi le maniche e cominciare qui ed ora, ognuno al suo livello, il più possibile in maniera coordinata, a costruire una società più giusta, accogliente e solidale; rimanendo in metafora a rendere più accogliente e vivibile questo nostro tempo incerto e ostile. A livello personale possiamo iniziare a cambiare il modo in cui guardiamo ai poveri, spesso etichettati come colpevoli, fannulloni e parassiti.

A livello comunitario (inteso in termini sia di comunità cristiane che comunità civili) occorre fare il medesimo sforzo del livello personale ma in una forma organizzata, per supportare il cambiamento personale che, altrimenti, rischia di collassare sotto il peso della quotidianità.

Di fronte all’incertezza e alla paura che caratterizzano il tempo che stiamo vivendo la via per sortirne è quella della fraternità, dello scommettere sull’uomo anche quando sembra follia; una follia forse ai nostri occhi, agli occhi degli uomini ma non agli occhi di Dio che ha sempre fatto sua questa via.