REGGIO EMILIA – La vigilia della festa della Liberazione a Reggio Emilia è stata scandita da un acceso botta e risposta tra i candidati sindaco. Ieri il candidato sindaco Giovanni Tarquini (lista civica sostenuta dai partiti di centro destra), con un post sui social ha voluto la sua posizione sulla Festa della Liberazione:

“Voglio pensare che il 25 aprile, in quanto festa nazionale, sia la festa di tutti gli italiani e di tutti coloro che si riconoscono e identificano nei valori di libertà, di democrazia e di rispetto della persona umana che hanno ispirato la Costituzione della Repubblica italiana.
Commemorare questa data storica significa celebrare quell’unità di intenti che, nel pieno rispetto ed equilibrio tra le diverse opinioni politiche, ha dato vita a una delle più belle a lungimiranti Carte fondamentali. La Costituzione, scritta all’esito di un’odiosa e violenta occupazione straniera del nostro Paese, muove dal fermo rifiuto di ogni forma di totalitarismo e di discriminazione, ed è questo che oggi deve essere festeggiato. La Festa del 25 Aprile deve continuare ad essere un fermo richiamo al dovere di liberarsi dal condizionamento che viene prepotentemente imposto da ogni degenerazione ideologica, di qualsiasi parte, per affermare con convinzione l’autodeterminazione della persona, dei suoi diritti e dei suoi doveri nell’appartenenza a una Comunità ricca di valori liberali e di principi di democrazia”. Tra i primi a commentare il post, l’avv. Enrico Della Capanna, presidente dell’Ordine degli avvocati di Reggio Emilia, che con la sua risposta ha scatenato fiumi di polemiche, compresa quella del sindaco Luca Vecchi. “Caro Giovanni, hai ragione! – scrive Della Capanna – Del fascismo ci siamo liberati nel 1945, ma nel 2024 non ci siamo ancora liberati dell’antifascismo. Dovremmo cercare di liberarcene, per costruire una società nuova e proiettata al futuro, nella quale poter condividere valori, idee, obbiettivi, senza sterili barriere ideologiche che appartengono a dinamiche che i nostri giovani neppure conoscono. Il mondo va avanti e non si può restare incollati al passato. Il 25 aprile non deve essere un salto nel passato, ma un momento per riflettere su come liberarci da tutte le dittature ideologiche, di qualunque genere esse siano. Ho capito che il passato fa comodo a chi ha poco da proporre, ma non serve a te! In bocca al lupo caro amico”.

Non si è fatta attendere la reazione di Marco Massari, candidato sindaco del Centro sinistra: “Tarquini omette il fascismo, è inaccettabile” ha scritto. “Non è mia abitudine commentare le parole altrui, liberamente espresse in un contesto democratico quale quello della campagna elettorale, però il dato storico è così distorto da aver creato in me un profondo senso di disagio. La Costituzione nasce dopo la guerra, al termine di un ventennio che passa alla storia come fascismo perché guidato, in modo totalitario, dal Partito Nazionale Fascista. La XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana vieta la riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista, tutto l’impianto su cui si regge la legge fondamentale dello Stato è fondato sui diritti e sulle liberà negati in quegli anni dal regime fascista. Omettere la parola fascismo in un testo o rifiutarsi di definirsi antifascista non fa sparire quel periodo storico, terribile, dalla nostra storia. Negare la storia non serve, così come non serve “nascondersi” dietro le violenze perpetrate durante l’occupazione nazista, come se non ci fosse la corresponsabilità di molti fascisti italiani in quell’occupazione. La difficoltà di affrontare la storia del nostro Paese da parte di molti partiti che sostengono Tarquini, così come la sua acrobazia verbale che lo porta a un così macroscopico errore storico, sono segnali allarmanti per la nostra salute democratica”. “Reggio Emilia è medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza, – conclude Massari – riconoscere in quel passaggio un momento chiave per determinare cosa siamo oggi è fondamentale. Siamo Reggio e siamo orgogliosamente antifascisti”.

Parole a cui Tarquini ha prontamente replicato: “Le reazioni e i commenti a quanto scritto in merito alla celebrazione del 25 Aprile sono la dimostrazione che ancora c’è qualcosa da superare a livello di litigiosità su fronti che storicamente sono contrapposti, ma che oggi hanno lo stesso spirito democratico di rifiuto della violenza, sia di quella che una volta si chiamava violenza fascista e sia di tutte quelle che sono state originate da altri totalitarismi, compreso quello comunista. Quindi non c’è una bilancia che pende da una parte o dall’altra quando si parla di violenza. La violenza è da rifiutare sempre e comunque. Storicamente la violenza c’è stata e ha caratterizzato quel periodo del fascismo in episodi che poi – ahimè – si sono ripetuti quando si è arrivati alla Liberazione, perché non dobbiamo dimenticare le violenze che sono state perpetrate da persone che non avevano in sé quei valori di rispetto della persona e di democrazia che invece, fortunatamente, hanno avuto il sopravvento dopo e sono stati sacralizzati nella Costituzione, come ho già detto e scritto. Pertanto io ritengo che il 25 aprile debba essere festeggiato come un momento di liberazione dai regimi, dai totalitarismi e dalla invasione del nostro territorio da parte di realtà che avrebbero schiacciato quei diritti che invece la Costituzione ha esaltato e che oggi abbiamo il dovere di portare nel futuro, guardando al futuro delle nuove generazioni e dei giovani che hanno il diritto di liberarsi da quell’odio che ancora evidentemente c’è dentro a chi non ha ancora superato psicologicamente e ideologicamente quel drammatico periodo storico. Occorre quindi guardare avanti ed è soltanto guardando avanti che si riuscirà ad affrontare i tanti problemi della modernità che affliggono anche la nostra città.

Se non si superano le ideologie e le degenerazioni delle ideologie che storicamente ci sono state, e che non possono essere un richiamo alla cultura della paura e del terrore perché quelle situazioni si possano ripetere, – ha ribadito – si corre il serio rischio di ingessare quelle forze positive che ci sono anche nelle diversità delle opinioni.

Io stesso, che sono nipote di due nonni che hanno due storie completamente diverse, sono la dimostrazione di ciò che affermo: un nonno ha rifiutato di aderire al regime fascista e per la scelta che ha sostenuto è stato allontanato dal posto di lavoro e dalla sua città e si è dovuto trasferire al Nord; l’altro nonno, invece, ha avuto la colpa di obbedire all’ordine di partecipare alla sciagurata campagna di Russia e tornato a casa, proprio il 25 aprile è stato oggetto di violenze inaudite, spogliato di tutti i beni e costretto lui e la sua famiglia ad allontanarsi dal proprio paese e a ricominciare da zero la propria vita con il rischio anche di perderla. Quindi che non si venga a dire a me che la violenza sta soltanto da una parte“.