Ordine delle Professioni Infermieristiche

REGGIO EMILIA – In vista delle elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno gli infermieri reggiani mettono in fila le priorità della categoria. Un breve elenco scritto per punti che è stato al centro dell’incontro con i candidati sindaco avvenuto ieri nella sede dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di via Montefiorino. Presenti con i dirigenti dell’Ordine, Marco Massari candidato centrosinistra, Giovanni Tarquini candidato centrodestra, Fabrizio Aguzzoli candidato Coalizione Civica, Gabriella Blancato che ha sostituito la candidata Paola Soragni del Movimento per Reggio Emilia e Giovanni Tasselli candidato di Rifondazione Comunista.

La presidente Maria Grazia Macchioni riprendendo il documento di sintesi firmato dagli organismi dell’Opi reggiano e sottoposto nei giorni scorsi ai candidati alla corsa di primo cittadino, ha voluto iniziare dallo scarso riconoscimento istituzionale e sociale riservato alla categoria. “I nostri iscritti – spiega Macchioni – lamentano poca considerazione. L’assenza degli infermieri reggiani dalle sedi preposte al confronto e dai luoghi di decisione sono fattori che si ripropongono come riflesso negativo sulla categoria e su come viene percepita dalla popolazione. Sono lacune formali da colmare. Investire sulla promozione della figura dell’infermiere – ha detto la presidente – significa accrescere la qualità della nostra sanità e per rinnovare la rappresentazione sociale della professione riteniamo fondamentale costruire un rapporto solido di partnership con le scuole. Un rapporto questo che andrebbe agevolato per rendere più frequenti la nostra presenza nelle istituti scolastici come promotori della salute, delle buone pratiche e degli stili di vita. In molti paesi poi esiste la figura dell’infermiere scolastico”. 

Il documento di sintesi proposto ai candidati affronta come secondo punto il calo delle iscrizioni al corso di laurea in scienze infermieristiche. “Non è un tema che la città può derubricare come problema di Unimore o della sola categoria – si legge – riguarda anche la scarsa attrattività della nostra città agli occhi dei giovani studenti che faticano a trovare alloggi e avrebbero bisogno di un trasporto pubblico locale potenziato e di proposte culturali vicine ai loro interessi”. Preoccupano poi, sia la carenza che la “fuga” degli infermieri presenti in città. Questioni affrontate al terzo punto del documento dove si legge: “I pesanti carichi lavorativi a turni, la scarsa conciliazione lavoro/famiglia e la gestione del personale infermieristico, sicuramente migliorabile anche alla luce di una doverosa valorizzazione delle competenze, determinano il ritorno ai paesi di origine di molti infermieri oggi in forza nei nostri luoghi di cura. Un ritorno a casa, dove sicuramente il contesto familiare può agevolare questa difficile routine lavorativa”. A fronte di questo scenario l’Opi reggiano propone Nidi e scuole con accessibilità a fasce d’orario mattutine o pomeridiane. “Una sperimentazione in questo senso potrebbe essere tentata all’interno del MIRE”, si legge. Ma occorrono anche attività di doposcuola per i bambini delle scuole elementari medie, lo sviluppo dell’infermieristica di comunità oltre a studiare forme di sostegno economico per contrastare il carovita, come l’accesso all’acquisto agevolato di prima casa. 

L’ultimo punto affrontato nel documento, certamente non per importanza, è quello delle aggressioni al personale sanitario. “Un tema drammaticamente urgente – sottolineano gli infermieri, i professionisti più colpiti da questo fenomeno. Se il primo elemento di criticità da rimuovere è la carenza di risorse umane, va sicuramente incentivata la formazione degli operatori sanitari che rappresenta una delle misure di prevenzione da adottare. A queste risposte vanno associati altri interventi organizzativi che consentano agli operatori di non lavorare da soli, soprattutto nelle situazioni a maggior rischio. Rispetto a questo tema – conclude l’Opi di Reggio Emilia – riteniamo importante un’assunzione di responsabilità collettiva per non abbandonare i professionisti della sanità che oggi fanno il proprio lavoro in prima linea e scontano le spese di una situazione che travalica decisamente le loro responsabilità”.