Il libro di Guido Bonini, “Il figlio del male”

“All’inizio del processo” ha detto Guido Bonini, “che poi si è concluso con la condanna di mio padre per la strage di Bologna avrei voluto mettermi in contatto con i familiari delle vittime, per fargli sentire la mia vicinanza. La mia vita con un uomo così, una bestia, perché mio padre, Paolo Bellini, è una bestia, che ha solo usato me e la mia famiglia, non è paragonabile a ciò che hanno vissuto i feriti e i familiari, ma in qualche modo anche io sono una vittima“.

Guido Bonini, ne dà notizia Ansa, ha interrotto i rapporti con il padre da anni, ha cambiato anche cognome, prendendo quello della madre, che con le sue dichiarazioni ha fatto crollare l’alibi di Paolo Bellini e contribuito alla sua condanna in primo grado per la strage del 2 agosto 1980. Aveva solo un anno quel giorno ma tutta la sua vita è stata condizionata da quello che definisce un “diavolo-tigre” e che lo porta a dire di essere “Il Figlio del male”, che è anche il titolo del suo libro autoprodotto, disponibile su Amazon (16 euro).

Nel testo Bonini parla dell’attività criminale del padre (arrestato di recente per le minacce al figlio del giudice che lo ha condannato e alla sua ex moglie), un ladro e killer di ‘Ndrangheta, legato a servizi segreti deviati e “poteri occulti”, indagato per gli attentati mafiosi del ’92-’93, intrecciandola ad episodi vissuti con lui. “Ho scritto questo libro adesso – dice – perché con il passare degli anni le rivelazioni che mi ha fatto all’epoca hanno cominciato a trovare riscontri e ho preso consapevolezza di ciò che ha fatto. Avevo paura di lui, sono stato sottoposto a due programmi di protezione, mi ha rovinato la vita”.

Bonini ha seguito il processo a distanza, non è mai stato chiamato a testimoniare. “Forse non hanno pensato che potessi contribuire alla verità, ma quando ho sentito le bugie che continuava a dire in aula mi è scattato il desiderio di far sentire la mia voce”. Tra i tanti episodi ne cita uno emblematico. “Eravamo a casa e stava scrivendo un telegramma a Cossiga. Gli chiesi perché e lui mi disse che con Cossiga erano ‘legati da un patto di sangue’, perché facevano entrambi parte di Gladio. All’epoca non sapevo cosa significasse, ma ora sì.
Questo è mio padre, un uomo che di normale non ha nulla”.