Gianni Rodari e Loris Malaguzzi

REGGIO EMILIAUn binomio fantastico. Gianni Rodari e Reggio Emilia, è il titolo della mostra che sarà inaugurata mercoledì 17 aprile alle ore 17.30, al Centro Internazionale Loris Malaguzzi, a cura di Istituzione Scuole e Nidi d’infanzia del Comune di Reggio Emilia, Reggio Children, Pino Boero e Vanessa Roghi, in collaborazione con Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi.

Alle 18.30 una lezione spettacolo di Max Collini, Favole al microfono. Reggio Emilia e Rodari senza retorica. L’incontro tra Gianni Rodari e la città di Reggio Emilia è uno dei “binomi fantastici”, di rodariana memoria, da cui nascerà la Grammatica della fantasia, summa del pensiero del poeta e scrittore, risultato di decenni di riflessioni ma anche una finestra spalancata sul futuro. Gianni Rodari e Loris Malaguzzi, ognuno seguendo una propria strada, sono stati capaci, negli anni, di modificare lo sguardo degli adulti sul mondo dell’infanzia. È Rodari stesso che spiega questa corrispondenza di pensiero: nell’introdurre il volume parla di “un’offerta di strumenti per contribuire a creare nella scuola un ruolo nuovo al bambino, un ruolo di un bambino creatore, produttore, ricercatore”.

Max Collini

Parole che risuonano familiari in questa città, in cui le scuole sono luoghi di sperimentazione e di invenzione democratica grazie a Loris Malaguzzi e agli uomini e alle donne – amministratori, pedagogisti, insegnanti – che non hanno mai dubitato che l’infanzia dovesse essere al centro della polis, della città. La mostra sarà rivolta a grandi e piccoli e attraverserà, grazie a diverse sessioni, alcuni temi rodariani: il bambino come protagonista, il “binomio fantastico”, il teatro, i burattini e le marionette, il rapporto tra fantasia e pensiero logico, l’arte di inventare storie. Alcuni capisaldi del testo rodariano saranno resi visibili attraverso progetti e manufatti realizzati dalle bambine e dai bambini delle scuole e dei nidi di reggiani dagli anni ‘70 a oggi.
Per l’occasione dopo lungo tempo e con un bel po’ di emozione sono stati riaperti gli archivi della Scuola Diana, che per anni hanno custodito pezzi originali, grafiche e disegni, che abbiamo imparato a conoscere attraverso le parole stesse di Rodari. E grazie a Rai Teche saranno poi visibili documentari e spezzoni video, vere rarità in cui le scuole di Reggio vengono raccontate in reazione anche alle altre scuole italiana: “Il valore di questa mostra antologica – spiega Maddalena Tedeschi, pedagogista dell’Istituzione Nidi e Scuole e Nidi d’infanzia – è quella di testimoniare la memoria di un percorso formativo che parte dagli anni Settanta ed arriva ad oggi e che vuole riportare al centro la creatività come potenzialità fortemente democratica, perché appartenente a tutti. Un concetto condiviso da Rodari e da Malaguzzi, importante da ribadire proprio in questi tempi. Oltre al significato “politico”, vogliamo sottolineare anche il valore formativo, pensiamo che le nuove insegnanti di Reggio e di tutta Italia possano trovare spunti utili per mantenere uno sguardo positivo e continuare a credere che l’educazione debba guardare ottimisticamente al futuro. Così come vorremmo ribadire un  tema prezioso quale è quello di tutti gli usi della parola a tuttiNon perché tutti siano artisti, come diceva Rodari, ma perché nessuno sia schiavo”.

Il ruolo che Rodari ha avuto come interlocutore delle istituzioni democratiche del dopoguerra è ancora in gran parte da esplorare – spiega Vanessa Roghi, storica dell’educazione e curatrice della mostra –  quanto la sua elaborazione teorica e pratica abbia influenzato positivamente certa didattica, quanto le sue riflessioni sul ruolo degli adulti in ambito educativo abbiano modificato positivamente le relazioni genitori figli, quanto, infine, il suo sguardo sui processi creativi sia entrato a far parte del canone pedagogico, è materia per me di studio da anni. Con questa mostra su Rodari e Reggio Emilia, realizzata insieme a Pino Boero, massimo studioso della letteratura di Rodari e all’equipe delle Istituzioni reggiane, spero di aver aggiunto un piccolo tassello nella messa a punto di quella che definirei la biografia collettiva di un intellettuale. Reggio Emilia è stata fondamentale per Rodari che qui ha rispecchiato nella prassi concreta delle scuole quanto andava elaborando da anni, mentre come mi ha detto la maestra Giulia Notari, seppure tante delle attività rodariane fossero già abitudine per le scuole d’infanzia di Reggio, Rodari ha mostrato alle maestre alle educatrici che quello che facevano non era solo carino, ma era importante. Non un ricettario di tecniche ma un progetto politico di liberazione